| |
|
in collaborazione con
|
sezione di Salerno |
|
|
Salerno
Largo antistante il Tempio di Pomona |
18 aprile, ore 19.00
MAI MORTI
testo e regia Renato Sarti
con Bebo Storti
|
25 aprile, ore 20.00
i
Melisma
in concerto
LA STORIA CANTATA
parole e musiche della Resistenza |
:
una pretestuosa polemica della stampa locale su
supposti problemi di ordine pubblico e l'avversione della
destra hanno fatto correre il rischio di annullamento dello
spettacolo.
leggi il comunicato delle associazioni organizzatrici
leggi l'intervento di Renato Sarti
leggi l'intervento di Mimmo Russo
leggi gli articoli della stampa salernitana
un'immagine
dello spettacolo a Salerno
Mai
Morti è uno spettacolo di “successo”, ma non nel
senso più comune del termine. È uno spettacolo che
fa notizia perché fa discutere, divide gli
spettatori, fa arrabbiare, emozionare e commuovere. In
sintesi: non può lasciare indifferenti e spesso
scatena reazioni “forti” (che purtroppo sono
arrivate addirittura alle minacce contro attore e
regista).
Il
testo di Renato Sarti, presentato nella sua forma
breve alla Maratona di Milano nel luglio 2000, è
stato prodotto nella versione completa da
Teatridithalia e ha debuttato nel febbraio 2002 al
Teatro dell'Elfo di Milano.
È
affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare
voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del
ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a
difesa dell’”ordine pubblico”, contro viados,
extracomunitari, zingari e drogati.
Mai
Morti era il nome di uno dei più terribili
battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che
operò a fianco dei nazisti nella repressione
antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta
fascista il personaggio guarda con delirante
nostalgia. È una figura di fantasia, ma tragicamente
realistica: Renato Sarti, drammaturgo autore da sempre
impegnato sui temi della memoria storica, ha voluto
ripercorrere, attraverso i racconti di un uomo “mai
pentito”, episodi della nostra storia ampiamente
documentati, per far riflettere, in modo diretto e
crudo, su quanto, in Italia, il razzismo, il
nazionalismo e la xenofobia siano ancora difficili da
estirpare.
Durante
una notte milanese dei nostri giorni il protagonista
si sveglia e si abbandona ai ricordi degli episodi a
lui più “sacri, lontani, cari”. Evoca il
bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che
Mussolini elevò a legione autonoma per l’opera di
repressione, durante gli scioperi del marzo del 1944 a
Milano, che rimarrà tragicamente nella memoria della
città per la ferocia delle torture praticate a
centinaia di antifascisti all’interno del Piccolo
Teatro di via Rovello. Rivive la strage della comunità
copta di Debrà Libanos, situata a novanta chilometri
da Addis Abeba, dove nel 1937 il viceré Rodolfo
Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero
protagonisti dell’eccidio di 2000 fra fedeli e
diaconi. Accenna all’uso indiscriminato e massiccio
dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa
contro le popolazioni civili. E ancora rievoca alcune
delle più orribili imprese portate a termine dalla
Decima Mas (che oggi si cerca di far passare per una
pacifica combriccola di patrioti) nel Canavese e in
Friuli nell’estate-autunno del 1944.
Anche
il passato più prossimo, e il nostro presente,
animano i suoi sogni a occhi aperti: siamo nella
Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di
piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale.
Bastava un ordigno, uno solo e nemmeno ad alto
potenziale. La ressa, qualche nostro provocatore
avrebbe scatenato un cataclisma, controllabile da un
regime dai valori e, soprattutto, dai muscoli forti
tipo quello greco dei colonnelli. (…) Allora si che
si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente
dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca
e farla comunque sempre franca”.
Un
monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse
dimenticato o non l’avesse mai appreso, che la
parola antifascismo ha ancora un fondamentale e
profondo motivo di esistere.
fonte
http://www.teatrodellacooperativa.it
|
|
I
gruppi promotori dello spettacolo teatrale "Mai morti" hanno
aderito alla richiesta del Comune di Salerno di individuare uno spazio
diverso da quello già autorizzato di Piazza Flavio Gioia per lo
svolgimento dell'iniziativa ed hanno scelto, d'intesa con il Comune, la
piazza antistante il Tempio di Pomona alla via Duomo.
Una
pretestuosa polemica di un giornale locale aveva sollevato nei giorni
scorsi un problema assolutamente non avvertito in altre occasioni, e che
certamente nessuno avrebbe posto senza l'intervento di questo
"solerte" cronista.
I
gruppi promotori, in piena autonomia e con grande senso di responsabilità,
hanno aderito alla richiesta del Comune di Salerno solo per non prestare
il fianco a polemiche ed ambigue forme di revanche, strettamente legate al
momento politico nazionale e locale.
I
gruppi promotori, nel sottolineare l'assoluta gratuità della polemica
sollevata, richiamano l'attenzione sul significato dello spettacolo
teatrale "Mai morti", espressione di un teatro di forte impegno
civile, che vuole contribuire a fornire un punto di vista spesso disatteso
su aspetti decisivi della storia del nostro paese negli ultimi decenni.
Associazione
Coordinamento Solidarietà e Cooperazione
A.N.P.I.
sezione di Salerno
Associazioni
aderenti al Progetto "Casa della Pace" di Salerno
Associazione
Matrici Culturali
Salerno,
15 aprile 2004 |
Il
teatro è l'unico spazio in cui una comunità può ancora riconoscersi
e condividere un'esperienza unica e viva.
Unica
poiché ogni replica non è ripetibile, viva perché non mediata.
E'
una comunicazione diretta. Meravigliosa opportunità di connubio tra realtà
e finzione. I piccoli e grandi fatti del vivere quotidiano reclamano
giustamente di farne parte. Spesso non avviene. E anche quando avviene non
sempre si riesce nel difficile tentativo di tradurre la realtà esterna in
linguaggio teatrale, per eccellenza linguaggio della metafora e del
paradosso: da un lato la realtà è esclusa oppure rimane preda dei
tentacoli del giornalismo e della cronaca televisiva; dall'altro il
teatro, nella vita di tutti i giorni, viene sempre più relegato a un
ruolo marginale.
Oggi,
in Italia, un teatro di forte impegno civile è fondamentale, ma ha
bisogno di una forma adeguata. Un teatro solidamente di parola, basato su
testimonianze, saggi, deposizioni, aneddoti, atti processuali, documenti.
"I
me ciamava per nome 44.787 – Risiera di San Sabba", "Mai
Morti", "Vittoria" (scritto con Andrea Berrini, mai
rappresentato), "Nave fantasma" (scritto con Giovanni Maria
Bellu e Bebo Storti, mai rappresentato), "Nome di battaglia
Lia": il nostro lavoro, la nostra ricerca – in attesa di tempi meno
inquietanti, in attesa che la differenza tra il confino fascista e un club
mediterranée sia finalmente sicuro pilastro della coscienza collettiva
– non possono che proseguire sulla base del percorso sin qui tracciato.
Renato
Sarti |
A
SALERNO LA CULTURA DÀ SCANDALO?
Sulla
polemica intorno al monologo “MAI MORTI”di Bebo Storti
Leggevo
in questi giorni, su alcuni edulcorati “articoli”, del monologo “MAI
MORTI” di Bebo Storti, nelle manifestazioni per il 25 Aprile (Festa
Nazionale), e della polemica, ad arte montata, di qualche buontempone
della cultura locale che com’è noto, da noi, poco flirta con la
politica.
Ahimè
piccolissima querelle dentro una Salerno che da tempo ha smarrito una sua
identità culturale se non quella dei mutevoli localini a via Roma, dei
bellini e belline di papà e mammà, storiella di una provincia-di-città
povera di concrete narrazioni educative, sciatta nel suo dolce-far-niente,
immobile di una sapienza impotente che uccide chi la corrode.
Eppure
la testimonianza del “Sarti” casualmente capitata in piazza F. Gioia
(tutta la terra su cui camminiamo è intrisa del sangue dei morti, caro
Sig. Favella ) è di quelle che lasciano il segno, che commuovono e
turbano, che provocano atti consapevoli di pensiero, generano emozioni
vive alla fine.
Il
problema allora, con o senza Digos, è, perdonate l’inghippo, non
“questa pièce dissacra il luogo dei caduti” casomai “reggerà
l’immota Salerno a un serio impegno di cultura”?
Se
un nobile esercizio di antifascismo (valore che per altro fonda la nostra
Costituzione) fa tremare e confonde (nel clima elettorale) i nostri rossi
governanti e pompa ossigeno nei loro improvvisati variopinti detrattori
(si sa la crisi a sinistra è soprattutto di cultura e di idee) allora
siamo proprio alla frutta!
In
questi anni la città dopo le opulente “bufale” culturali
sessantottesche, quasi sempre sorrette da giovani rampolli, in cerca di
emozioni, del suo immortale ceto medio-borghese, ha celebrato, con cura
maniacale, tutte le possibili salse dell’ignoranza, cavalcando fino
all’ossessione consunti modelli di relazione sociale post-bellici,
culminanti, non a caso, con le discusse celebrazioni di “Salerno
Capitale”(…).
Dicevo,
per non cadere nel rosicato pessimismo sudista, la questio si risolve solo
attraverso una bella crisi di coscienza, di tutti però, intendo: bianchi
e neri, verdi e rossi, grigi e gialli, rosati e rasati, maschi e femmine,
e chi più ne ha …
Allora
caro Sig. Falvella costruiamo, insieme se vuole, uno spazio della memoria
dignitoso per ricordare Carlo ma la prego non si presti ai rituali
dell’odio. Lo spettacolo di Storti è lettura di parte, lo sappiamo, ma
è voce, è testimonianza, è teatro, è arte forse.
Si
è vero, qualcuno, in rare occasioni, ha contestato “MAI MORTI” ma
questo è accaduto altrove, se accadrà anche qui pazienza, ripiomberemo
in un incubo verniciato di colori antichi, se non accadrà “Salerno”
potrà sentirsi, almeno per un momento, spazio di uomini liberi.
Mimmo
Russo - Progetto “Casa della Pace” |
d
9
aprile - Corriere
del Mezzogiorno
Festa
della Liberazione a Salerno con il monologo-scandalo interpretato da
Bebo Storti. Mobilitata la Digos per la sicurezza
"Mai
morti", gli orrori del fascismo in piazza
In
scena proprio dove nel '72 fu ucciso il militante di destra Carlo
Falvella. Il fratello Pippo: "Che caduta di stile"
10
aprile - Corriere
del Mezzogiorno
Il
Comune concede l'ex Rotonda alla rappresentazione. Inizialmente era
prevista al chiuso, nel Centro Sociale di via Cantarella
Show
antifascista in piazza, il centrodestra si ribella
Il
18 aprile Bebo Storti rievoca in camicia nera gli orrori della Decima
Mas. Polemiche e preoccupazioni
10
aprile - La
Città
L'orrore
del ventennio in piazza Alleanza Nazionale in rivolta
il
caso Pièce
antifascista per la Liberazione
11
aprile
- Corriere
del Mezzogiorno
Lo
Show antifascista
spacca anche la sinistra
13
aprile
- Corriere
del Mezzogiorno
Tra
cinque giorni all'ex Rotonda "Mai morti" con Bebo Storti, la
pièce di denuncia, sponsorizzata dai no global e avversata dalla destra
Lo
show antifascista è pronto a lasciare la piazza
Decideranno
questore e prefetto se spostarlo al chiuso. Longo (Prc): "Basta
solo un buon servizio d'ordine"
14
aprile
- www.salernonotizie.it
Iannone
(AN): “No a spettacolo comunista di Bebo Storti in città"
15
aprile - Corriere
del Mezzogiorno
Dopo
le polemiche cambia sede lo spettacolo "Mai morti". Longo:
"Volevamo
andare al chiuso ma tutti i teatri erano impegnati
Show
antifascista
all'aperto in un'altra piazza
Bebo
Storti non si
esibirà più all'ex Rotonda ma davanti al tempio di Pomona. Guerra:
"Un segno di equilibrio" |
9
aprile 2004
Corriere
del Mezzogiorno
Gabriele
Bojano
g.bojano@corrieredelmezzogiorno.it
Festa
della Liberazione a Salerno con il monologo-scandalo interpretato da
Bebo Storti. Mobilitata la Digos per la sicurezza
"Mai
morti", gli orrori del fascismo in piazza
In
scena proprio dove nel '72 fu ucciso il militante di destra Carlo
Falvella. Il fratello Pippo: "Che caduta di stile"
Arriva
a Salerno, per la prima volta in una piazza, "scortato" dalla
Digos, il monologo di denuncia sugli orrori del fascismo più discusso e
contrastato degli ultimi anni.
Domenica
18 aprile, in piazza Flavio Gioia, in occasione delle celebrazioni per
la Festa della Liberazione, sarà Bebo Storti, noto al pubblico tv come
il conte Uguccione di "Mai dire gol" ad interpretare "Mai
morti" di Renato Sarti, uno spietato excursus nella storia recente
del nostro Paese attraverso il filo continuo della memoria ripercorso
dal protagonista nostalgico delle
“belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima
persona a difesa dell’”ordine pubblico”, contro viados,
extracomunitari, zingari e drogati.
Mai
Morti era il nome di uno dei più terribili
battaglioni della Decima Mas cui ha preso parte
l'ex gerarca.Durante una notte milanese dei nostri
giorni l'uomo si sveglia e si abbandona ai ricordi
degli episodi a lui più “sacri, lontani, cari”.
Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda
fascista che Mussolini elevò a legione autonoma per
l’opera di repressione, durante gli scioperi del
marzo del 1944 a Milano, che rimarrà tragicamente
nella memoria della città per la ferocia delle
torture praticate a centinaia di antifascisti
all’interno del Piccolo Teatro di via Rovello.
Rivive la strage della comunità copta di Debrà
Libanos, a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel
1937 il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti
si resero protagonisti dell’eccidio di duemila fra
fedeli e diaconi. Accenna all’uso indiscriminato e
massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in
Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca
alcune delle più orribili imprese portate a termine
dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli
nell’estate-autunno del 1944.
Anche
il passato più prossimo, e il nostro presente,
animano i suoi sogni a occhi aperti: siamo nella
Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di
piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale.
Bastava un ordigno, uno solo e nemmeno ad alto
potenziale. La ressa, qualche nostro provocatore
avrebbe scatenato un cataclisma, controllabile da un
regime dai valori e, soprattutto, dai muscoli forti
tipo quello greco dei colonnelli. (…) Allora si che
si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente
dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca
e farla comunque sempre franca”.
Per
i temi trattati, lo spettacolo ha subito e subisce continue minacce da
parte della destra extraparlamentare. A Roma, due anni fa, alcune decine
di giovani tentarono di impedirne la messinscena. Un testo sicuramente
"scomodo" che fa notizia perché fa discutere, divide gli
spettatori, fa arrabbiare, emozionare e commuovere. Come reagirà il
pubblico salernitano?
La
scelta di tenere all'aperto, presa dal Comune, è decisamente molto
coraggiosa.
Ma
c'è un altro particolare che forse è sfuggito, a pochi metri dal luogo
dello spettacolo, ad accesso gratuito, la mattina del 7 luglio del 1972
veniva accoltellato a morte dall'anarchico Giovanni Marini il giovane
militante di destra Carlo Falvella. Un episodio che la menoria cittadino
giammai ha rimosso. "Tenere uno spettacolo simile in quel posto,
all'aperto - sottolinea l'avvocato Pippo Falvella, fratello di Carlo -
è l'ennesima caduta di stile e di gusto, un'offesa ad una città oltre
che ad una famiglia. Continuare a parlare dii storie perverse che oggi
non esistono più, mentre il mondo cambia, è un errore che si
ripercuote sulle giovani generazioni. Non vorrei che così facendo il
Comune fomenti nuovi conflitti". Il dibattito è aperto.
|
10
aprile 2004
Corriere
del Mezzogiorno
Gabriele
Bojano
g.bojano@corrieredelmezzogiorno.it
Il
Comune concede l'ex Rotonda alla rappresentazione. Inizialmente era
prevista al chiuso, nell Centro Sociale di via Cantarella
Show
antifascista in piazza, il centrodestra si ribella
Il
18 aprile Bebo Storti rievoca in camicia nera gli orrori della Decima
Mas. Polemiche e preoccupazioni
Solleva
polemiche e desta preoccupazioni la notizia dello spettacolo sugli
orrori del fascismo che andrà in scena, ad accesso gratuito, in piazza
Flavio Gioia, a Salerno domenica prossima, 18 aprile, ad apertura delle
celebrazioni per la Festa della Liberazione.
"Mai
morti" di Renato Sarti, con Bebo Storti, attore che recita in
camicia nera, da tre anni viaggia scortato dalla Digos perché
accompagnato dalla fama, meritata sul campo, di essere preso di mira da
gruppi extraparlamentari di destra. In unn teatro romano, alcuni anni
fa, addirittura tentarono di non farlo rappresentare e ci volle
l'intervento della polizia per sedare gli animi e far svolgere
regolarmente la rappresentazione.
Con
simili premesse è evidente che quello che il Comune ha imbarcato a
bordo non sarà uno spettacolo qualsiasi. La scelta poi di allestirlo in
uno spazio all'aperto non semplifica la situazione. Anzi la rende più
complicata alle forze dell'ordine che dovranno essere particolarmente
vigili.
Ieri
l'avvocato Pippo Falvella ha stigmatizzato come "una caduta di
stile e di gusto" la scelta dell'ex Rotonda, a pochi passi dal
luogo in cui cadde, nel 1972, accoltellato a morte, il fratello Carlo,
militante di destra. Ma Cesare Festa, capogruppo consiliare di AN, va
oltre e si riserva, subito dopo Pasqua, di chiedere al sindaco la revoca
dell'autorizzazione di quello spazio pubblico.
"Il
motivo principale - spiega Festa - è di non alimentare, attraverso una
ricostruzione di parte anche della storia recente, polemiche e conflitti
che appartengono ormai al passato. Salerno non merita uno spettacolo
così squallido". Il capogruppo di AN propone pertanto di far
tenere lo spettacolo al chiuso (inizialmente si era parlato del Centro
sociale di via Cantarella), "perché chi vuole sentire la
ricostruzione di vicende anche attuali che non coincidono con le
sentenze della magistratura è libero di farlo". Preoccupato da
poliziotto, ancor prima che come consigliere comunale, Marco Abate di
Forza Italia: "Non ho niente contro i testi antifascisti -
esordisce - anzi ben vengano. Resto un po' perplesso sul luogo in cui è
stato autorizzato lo spettacolo. Piazza Flavio Gioia è una piazza
difficilmente controllabile, ha delle caratteristiche che possono far
sì che avvengano degli scontri. Per esperienza credo che sia meglio che
vadano presi tutti gli accorgimenti opprotuni". "Meravigliato
e angosciato" il capogruppo al Comune di Forza Italia, Aniello
Salzano. "Credo nella libertà di espressione e in linea di
principio giammai vieterei una rappresentazione simile. Non ritengo
però opportuno che si faccia in questo momento storico in cui
l'obiettivo e quello di pacificare le coscienze. Peraltro a pochi passi
da un luogo in cui fu commessa una violenza in anni lontani
caraqtterizzati da scontri violenti di opposti estremismi. Mi sembra
un'iniziativa oltremodo pericolosa".
"Mai
morti" è una produzione a cura di Teatridithalia che
l'associazione Matrici Culturali ha segnalato all'Associazione
Coordinamento Solidarietà e Cooperazione e alle associazioni aderenti
al progetto "Casa della Pace" di Salerno per rievocare la
ricorrenza del venticinque aprile, nell'anno in cui cade il sessantesimo
anniversario di Salerno Capitale e della storica "svolta di Salerno"
voluta da Palmiro Togliatti. |
10
aprile 2004
La
Città
L'orrore
del ventennio in piazza Alleanza Nazionale in rivolta
il
caso Pièce antifascista per la Liberazione
Uno
spettacolo antifascista, che spara a zero sugli orrori del ventennio,
rievocando le stragi commesse da quella Decima Mas che, al grido di
''una faccia una razza'', agli ordini del principe nero Junio Valerio
Borghese, non esitò a depredare, uccidere e terrorizzare (come
dimenticare l'immagine, tramandata dalla storia, del macabro cartello
imposto al collo del partigiano biellese Ferruccio Nazionale, impiccato
dagli uomini di Borghese sulla piazza del municipio di Ivrea il 9 luglio
1944 per aver ''tentato con le armi di colpire la Decima''). Un attore
''scomodo'' come Bebo Storti, noto al grande pubblico televisivo nei
panni del conte Uguccione di ''Mai dire gol''. Un autore ancora più
schierato, come quel Renato Sarti che prese il volo, a cavallo degli
anni Settanta, dividendosi tra Strehler e Salvatores. Ed un folto nucleo
di militanti di Alleanza Nazionale che, a sette giorni di distanza
dall'inizio delle celebrazioni della Festa della Liberazione già
scalcitano, gridando vergogna e deprecando la scelta
dell'amministrazione comunale di tagliare il nastro con una pièce che
non lascia neppure un millimetro di spazio al revisionismo. Gli
ingredienti ci sono tutti per far scoppiare una polemica al vetriolo.
Che, nella previsione di chi è preposto a garantire la sicurezza,
potrebbe degenerare in un tafferuglio collettivo, così come accadde,
due anni fa, al romano teatro del Vascello, quando alcune decine di
giovani di An, guidati dalla consigliera provinciale Barbara
Saltamartini, cercarono di impedire la messa in scena dello spettacolo
''Mai morti''. Lo stesso che domenica 18 aprile sarà rappresentato in
piazza Flavio Gioia. A ''scortare'' Storti, non a caso, ci saranno gli
agenti della Digos, che lo seguiranno mentre il protagonista, in una
notte milanese, intreccerà il suo monologo, abbandonandosi ai ricordi
degli episodi a lui più ''sacri, lontani, cari''. Evocherà il
bell'agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a
legione autonoma per l'opera di repressione, durante gli scioperi del
marzo del 1944 a Milano, che rimarrà tragicamente nella memoria della
città per la ferocia delle torture praticate a centinaia di
antifascisti all'interno del Piccolo Teatro di via Rovello. E ancora. le
imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli,
fino alla Milano rovente del 1969 quando ''ai funerali di piazza Fontana
si doveva fare il gran botto finale''. Uno spettacolo quello del 18
aprile, che scomodo lo sarà a Salerno ancora più che in altre città.
La location prescelta, piazza Flavio Gioia, è infatti il luogo dove, il
7 luglio del 1972, l'anarchico Giovanni Marini accoltellò e uccise il
militante di destra Carlo Falvella. Una scelta reputata ''vergognosa'' e
di ''cattivo gusto'' dal fratello Pippo, avvocato. Che ha giudicato
anche ''improduttivo per le nuove generazioni il continuare a parlare di
storie perverse che oggi non esistono più''. L'invito alla ''rimozione''
è pienamente condiviso anche dal senatore di An Vincenzo Demasi: «Conosco
l'equilibrio di Falvella e la compostezza con cui ha vissuto quella
tragedia familiare - ha spiegato - Ritengo che la sua censura debba
essere tenuta in debita considerazione. Indugiare ulteriormente e
mettere a nudo le piaghe del nostro percorso civile mi sembra inutile.
E' stato un momento buio della nostra storia, bisogna avere il coraggio
di rimuoverlo dalle nostre menti. Mettiamolo da parte e trasmettiamo
invece ai nostri figli un messaggio di speranza». Critico anche il
deputato di An Edmondo Cirielli: «La storia ha già detto tutto quello
che c'era da dire, nel bene e nel male, del fascismo. Uno
spettacolo-parodia di vicende che parlano di morte mi sembra a dir poco
di cattivo gusto. Non bisogna dimenticare che nella Decima Mas c'erano
anche tanti giovani meridionali che sono morti in nome di un ideale. Se
avessero organizzato un convegno storico sul fascismo, sarei stato il
primo a parteciparvi. Invece quest'iniziativa tradisce, anche per la
scelta del luogo, che mi auguro sia il frutto di una sciocca
coincidenza, la poca lucidità di chi organizza e quella di chi vi offre
l'ufficialità politica. Ben venga che la sinistra organizzi queste
cose. Sarà la gente a giudicare...». (b.c.) |
11
aprile 2004
Corriere
del Mezzogiorno
Patrizia
Sessa
Lo
Show antifascista
spacca anche la sinistra
La
messa in scena dei fatti e misfatti dell'estrema destra non convince del
tutto le forze politiche. E sullo spettacolo "Mai morti" che
Bebo Storti interpreterà a Salerno il prossimo 18 aprile, in occasione
delle celebrazioni per la Festa della Liberazione si spacca in due
l'opinione pubblica. Il punto di partenza è chiaro: è il caso di far
esibire in Piazza Flavio Gioia, nel bel mezzo del centro storico, chi,
come Storti, da tre anni viaggia scortato dalla Digos perché preso di
mira dall'estrema destra? E, quindi, è il caso di sollevare problemi di
ordine pubblico e di mettere a rischio l'incolumità dagli spettatori.
L'assessore comunale alla cultura, Ermanno Guerra, si dice sorpreso.
Ammette che non era affatto a conoscenza di quello che c'era dietro allo
spettacolo di Storti. Ammette che non sapeva che la sua performance, in
altre parti d'Italia aveva addirittura causato la protesta di forze
dell'estrema destra e l'intervento della polizia. E, allo stesso tempo,
si dice rammaricato per il dispiacere della famiglia Falvella, vale a
dire chi, nel 1972, vide morire per mano di un anarchico un suo giovane
parente, Carlo Falvella, ucciso proprio a pochi metri di distanza da
dove si svolgerà lo spettacolo. "Sentirò tutte le forze
politiche, e soprattutto la famiglia Falvella - dice - e se,
insieme con il sindaco, ci dovessimo rendere conto che lo spettacolo
possa offendere qualcuno o possa mettere in pericolo il pubblico,
valuteremo di spostarlo al chiuso". "Ripeto - aggiunge Guerra
- non immaginavo la storia di questo artista e ne sono sorpreso.
Prenderemo atto della situazione, nella sua glolbalità, e adotteremo le
decisioni più giuste per tutti". Sul fronte del no, senza se e
senza ma, si schiera, dalle fila dei Progressisti, Nicola Landolfi che
sposa la stessa linea del suo antagonista pollitico Cesare Festa,
capogruppo di AN. "Visto che ci sonoo stati già incidenti per la
messa in scena di questo spettacolo, non credo sia opportuno farlo
all'aperto - dice Landolfi - Forse l'amministrazione comunale ha dato
parere favorevole perché non conosceva del tutto il contenuto dello
spettacolo. La tutela dell'ordine pubblico deve essere la prima
preoccupazione. Sono d'accordo con la richiesta di Festa è il caso di
spostare lo spettacolo al chiuso. Quanto al riferimento con la vicenda
Falvella, non credo che c'entri. Mettere in contatto le due situazioni
significherebbe ideologgizzare". Chiama in causa la tutela
dell'ordine pubblico anche Alessandro Cavallo, capogruppo nei banchi di
Palazzo di Città, della Margherita: "Se oggi vediamo come si cerca
di emendare la storia delle Brigate Rosse non possiamo bocciare a priori
uno spettacolo che ci porta indietro nel tempo e nella storia della
destra. Se dobbiamo rischiare problemi di ordine pubblico è il caso di
individuare un altro posto. Quanto al caso Falvella penso sia una pura
coincidenza". Chi, invece spera che lo spettacolo di Storti sia
fatto a piazza Flavio Gioia è Lorenzo Forte, capogruppo di Rifondazione
e presidente della commissione Cultura. "Se si valuta di spostare
lo spettacolo vuol dire che si ritiene che alcune persone possano
influenzare la vita democratica della città - dice - Non vedo tutta
questa preoccupazione. E se poi i militanti di estrema destra dovessero
uscire allo scoperto, ben venga. Così la gente potrà rendersi conto di
che pasta sono fatti. |
13
aprile 2004
Corriere
del Mezzogiorno
Gabriele
Bojano
g.bojano@corrieredelmezzogiorno.it
Tra
cinque giorni all'ex Rotonda "Mai morti" con Bebo Storti, la
pièce di denuncia, sponsorizzata dai no global e avversata dalla destra
Lo
show antifascista è pronto a lasciare la piazza
Decideranno
questore e prefetto se spostarlo al chiuso. Longo (Prc): "Basta
solo un buon servizio d'ordine"
A
cinque giorni dalla messinscena in Piazza Flavio Gioia di "Mai
morti" il monologo di denuncia sugli orrori del fascismo scritto da
Renato Sarti e interpretato da Bebo Storti, non accennano a placarsi in
città le polemiche e le preoccupazioni sull'opportunità di tenere
all'aperto una rappresentazione "scomoda". Peraltro a poca
distanza da dove nel 1972 fu accoltellato a morte da un anarchico il
giovane militante di destra Carlo Falvella.
Dalle
forze dell'ordine viene, almeno per il momento, scongiurato il pericolo
che a Salerno si possano ripetere azioni di disturbo e di protesta degli
squadristi di destra, simili a quelle che cercarono di impedire
l'allestimento dello spattacolo a Roma. Saranno tuttavia prefetto e
questore, nei prossimi giorni, a valutare se è il caso, per ragioni di
ordine pubblico, di trasferire la piéce al chiuso. Già l'assessore
alla cultura, Ermanno Guerra, si è detto disponibile a considerare, di
comune accordo con il sindaco, l'ipotesi di spostarla al chiuso.
"Inizialmente
avevamo chiesto al Comune di poter usufruire o del Teatro Verdi o dell'Augusteo
- spiega Sandro Longo, consigliere di Rifondazione comunista, tra gli
organizzatori (venticinque associazioni che afferiscono all'arcipelago
dei no-global) della serata-evento di domenica prossima -
nell'impossibilità di concederceli, perché entrambi occupati, ci era
stato proposto il Centro sociale di via Cantarella, a Pastena. Troppo
periferico. Allora abbiamo optato per piazza Flavio Gioia dove sono in
programma anche le celebrazioni del 25 aprile, come l'anno scorso".
Sul
clima quantomeno di attesa e di curiosità, che si è determinato, Longo
reagisce con fermezza: "Mi auguro che siano tutte semplici paure,
è uno spettacolo, non si può immaginare di vietarlo, così si mette in
discussione la vita democratica dei cittadini. Se però i dirigenti di
AN sanno con certezza che al loro interno esistono frange di violento,
invece di dirlo ai giornali, dovrebbero denunciarlo alla polizia".
A sentire Longo, sembra di essere tornati indietro nel tempo, proprio a
quei tragici anni '70 dominati dalla contrapposizione politica:
"C'è un clima ed un atteggiamento da parte della destra che è
cambiato - accusa - si fomenta di nuovo quest'ideologia violenta. Un
esempio? La città è piena di croci celtiche, per non parlare delle
continue scritte intimidatorie e furti ad Asilo Politico e delle
aggressioni per motivi xenofobi nei confronti degli
extracomunitari". Allora, "Mai morti" in piazza o no?
"Noi vorremmo restare in piazza - è la risposta del consigliere
comunale comunista - sarà a cura di chi è deputato ad organizzare il
servizio d'ordine a rafforzare l'impiego degli agenti di polizia. Vuol
dire che invece di due ne metterà venti".
in
Piazza Flavio Gioia sono previste anche le celebrazioni per il 25 aprile
della domenica successiva: proiezioni, dibattiti, mostre fotografiche e
concerto con i canti della Resistenza a cura del gruppo Melisma. |
14
aprile 2004
www.salernonotizie.it/
Iannone
(AN): “No a spettacolo comunista di Bebo Storti in città"
Il
Presidente Provinciale di Azione Giovani, Antonio Iannone, critica
aspramente l’Amministrazione comunale di Salerno che intende concedere
piazza Flavio Gioia allo spettacolo comunista di Bebo Storti. Iannone ha
dichiarato: “l’Amministrazione comunale di Salerno dimostra una
faziosità ideologica fuori dal tempo che viviamo e una irresponsabilità
che purtroppo riscontriamo quotidianamente in tutte le scelte di governo
cittadino. Concedere piazza Flavio Gioia ad uno spettacolo forviante
organizzato da chi altro scopo non ha che provocare e creare disordine
costituisce un disonore per quell’Istituzione che dovrebbe
rappresentare tutti i cittadini salernitani. Una decisione assolutamente
inopportuna sotto tutti i punti di vista: culturale, storico, politico,
di buon senso e di tutela dell’ ordine pubblico.
1)
Culturale: il comunismo, che anima gli organizzatori e coloro che
porteranno in scena lo spettacolo, è un’esperienza superata,
condannata dalla storia e dalla democrazia in tutto il mondo al pari di
ogni forma di totalitarismo.
2)
Storico: a distanza di cinquant’anni dalla seconda guerra mondiale i
tempi sarebbero maturi per una pacificazione nazionale volta a sanare
quella profonda lacerazione che la società italiana ha vissuto
nell’immediato dopoguerra e negli anni settanta. Queste manifestazioni
sono mirate alla rievocazione di spettri che per anni hanno impedito al
nostro Paese di maturare una Coscienza Nazionale con tutto quello che ne
è derivato in termini di progresso civile.
3)
Politico: il voler riproporre la vetusta dicotomia fascismo-antifascismo
(intesa in questo caso come pro comunismo) certamente non giova a
nessuno se non a coloro che ancora si accaniscono in una improbabile
quanto strumentale caccia alle streghe.
4)
di buon senso e di tutela dell’ ordine pubblico: l’Amministrazione
De Biase non può avallare gli intenti di un manipolo di provocatori
dimenticando che a pochi metri da piazza Flavio Gioia circa trentadue
anni fa un giovane mite, il compianto Carlo Favella, venne ucciso per
mano di un anarchico animato dagli stessi sentimenti di questi
“pacifisti” che cantano “uccidere un fascista non è reato”. A
pochi metri, inoltre, c’è anche la nostra Presidenza Provinciale che
è stata sempre, nel corso di manifestazioni di estrema sinistra,
oggetto di insulti e violente provocazioni verbali e non solo. Pertanto
chiediamo pubblicamente al Prefetto e al Questore di non autorizzare la
manifestazione rassicurando (qualche scellerato consigliere comunale di
rifondazione comunista che si augura scontri) che, in caso contrario, i
giovani della destra politica di AN non cederanno alle provocazioni di
questo terzo mondo ideologico e culturale.”
Antonio
Iannone (Alleanza Nazionale) |
15
aprile 2004
Corriere
del Mezzogiorno
Patrizia
Sessa
Dopo
le polemiche cambia sede lo spettacolo "Mai morti". Longo:
"Volevamo andare al chiuso ma tutti i teatri erano impegnati
Show
antifascista all'aperto in un'altra piazza
Bebo
Storti non si esibirà più all'ex Rotonda ma davanti al tempio di
Pomona. Guerra: "Un segno di equilibrio"
Ha
prevalso il buon senso, l'assessore comunale alla cultura, Ermanno
Guerra, conferma: il monologo di denuncia sui crimini del fascismo che
Bebo Storti porterà in scena , a Salerno, domenica prossima. 18 aprile,
non si terrà più in piazza Flavio Gioia, a pochi distanza dal luogo
dove fu ucciso nel 1972 il militante di destra Carlo Falvella, come da
programma, ma nel piazzale antistante il tempio di Pomona. Il
trasferimento dello spettacolo lo definisce un "segno di
equilibrio". "Abbiamo accolto la posizione di quanti avevano
mostrato qualche perplessità - spiega l'assessore - con questa
decisione abbiamo voluto anche sottolineare che non c'era nessun intento
di urtare suscettibilità né di fare provocazioni. Nel rispetto di
tutte le sensibilità abbiamo, quindi, deciso di accogliere la richiesta
di trasferimento".
Al
centro di non poche polemiche e spaccature del fronte politico, lo
spettacolo di Bebo Storti, che già in altre città italiane ha causato
problemi di ordine pubblico a causa di interventi di estremisti di
destra che ne volevano vietare la messinscena, sembra, quindi, essere
arrivato ad una situazione di tregua. Stamattina alle 12, presso
l'Ufficio per la Pace di via dei Canali, gli organizzatori dello
spettacolo terranno una conferenza stampa per fare il punto della
situazione. Ma intanto Sandro Longo, consigliere comunale con delega
alla Pace sottollinea quanto fatto in queste ultime ore per cercare di
tranquillizzare gli animi.
"Abbiamo
valutato tutte le ipotesi - dice - così come suggerito da alcuni, per
evitare qualsiasi problema di ordine pubblico, abbiamo cercato di
spostare lo spettacolo in un teatro ma, per la data prefissata, erano
tutti impegnati da altre programmazioni. Abbiamo anche cercato di
spostare la data, per non farlo coincidere con le celebrazioni del 25
aprile, ma Storti non poteva. Abbiamo, quindi, deciso di trasferire la
messa in scena, un passo di responsabilità, riteniamo, per assicurare a
tutti di seguire lo spettacolo nella massima tranquillità". E se
lo stesso Bebo Storti, informato delle polemiche, si augura "che
restino solo dialettiche", c'è chi, come il presidente provinciale
di Azione Giovani, Antonio Iannone, critica aspramente la scelta di
rappresentare un testo così scomodo, "una decisione assolutamente
inopportuna da tutti i punti di vista: culturale, storico, politico, di
buon senso e di tutela dell'ordine pubblico"
Falvella:
"Salva la memoria di Carlo"
Si
dice soddisfatto Filippo Falvella. E la decisione di trasferire la messa
in scena dello spettacolo di Bebo Storti nello spazio antistante il
Tempio di Pomona, la definisce una "scelta positiva sia sotto ill
profilo etico che in merito alla capacità di autocritica che
l'amministrazione comunale ha dimostrato di avere". Lui che,
ricordando la morte del fratello Carlo Falvella, militante di destra
ucciso per mano di un anarchico, aveva duramente criticato la scelta di
localizzare lo show antifascista si Storti a pochi metri da dove si
verificò l'uccisione, non abbandona del tutto il tono della polemica.
"Va sottolineata - spiega - l'estrema leggerezza nella quale
l'amministrazione si avventura in queste situazioni, creando allarmismi
di cui soprattutto in questi tempi di necessaria pacificazione politica,
la gente non ha affatto bisogno. Nessuno, a parte il Corriere del
Mezzogiorno, ha comunque pensato di ascoltare le mie ragioni, sentire le
mie posizioni. Evidentemente , Palazzo di Città è del tutto
disinteressato a prendere in considerazione la gente che vive in questa
città"
P.S. |
| |
|