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concorso Diamo un futuro alla memoria |
Il concorso, promosso per tre anni consecutivi, ha permesso a
giovani studenti della provincia di Salerno di partecipare alla visita al campo di
concentramento nazista di Mauthausen in concomitanza con
l'incontro internazionale degli ex deportati che ogni anno si tiene al campo stesso |
Vincitori del
concorso
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1999 |
Nadia Jones
3 C Scuola Media Statale Torrione
Alto di Salerno |
Claudia Sacco
3 C Scuola Media Statale Torrione Alto
di Salerno |
A. Maria Taurisano
Scuola Media Statale Vernieri
di
Albanella |
Sara
Inglese
1 A Scuola Media Statale
Tasso
di Salerno |
Ilaria Fulgione
1 C Liceo Scientifico
Gallotta
di Eboli |
Emanuela Vicidomini
5 C
Ist. Professionale
per i Servizi Sociali di Sarno |
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1998 |
Laura
Carpinelli
3 C Scuola Media Statale di Rutino |
Alessandro
Cristaino
2 F Scuola Media Statale Fiorentino
di Battipaglia |
Maria
Cannaviello
3 D Scuola Media Statale Torrione
Alto di Salerno |
Emanuela
Cerra
2 I Scuola Media Statale
Gaurico
di Bellizzi
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Yuri
Soldatenkov
3
A Scuola Media Statale
Monterisi
- sez. audiolesi - di Salerno
|
Anselmo
Niglio
5 G Istituto Tecnico Commerciale
Vico
di Agropoli
|
Domenico
Latronico
4 B Liceo Artistico Sabatini
di Salerno
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1997
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Stella
Coppola
3 H Scuola Media Statale
Pascoli di Nocera
Superiore |
Stefania
Falcione
3 E Scuola Media Statale
Da Vinci di Omignano
Scalo
|
Lucio Lazzano
2 A Scuola Media Statale
Torrione Alto di
Salerno |
Osvaldo
Guariglia
1 A Liceo Scientifico
Severi di Salerno
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Patrizia
Passaro
3 C Liceo Ginnasio
Tasso di Salerno
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Roberta
Petrosino
2 B Liceo Ginnasio
De Sanctis di Salerno
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Neve
E venne giù,
a coprire una distesa infinita
di sogni, di suoni, di voci
ormai cancellati.
Silenziosi,
ma nella loro quiete
quei fiocchi,
consapevoli,
richiamano il ricordo,
e par di udire nel muto paesaggio
non più risate e mormorii,
ma un attonito vociare di morte
portato dal vento come foglie di autunno.
All'orizzonte del gelido mattino
grigia è l'aria
e i pini ondeggiano sussurrando
la vergogna di quel che è stato
mentre lo sguardo, perso nel vuoto,
scorge lontano un bagliore di speranza
speranza di vita
speranza ormai vana.
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E venne giù,
a coprire una distesa infinita
di sogni, di suoni, di voci
ormai cancellati.
Silenziosi,
ma nella loro quiete
quei fiocchi, consapevoli,
richiamano il ricordo,
e par di udire nel muto paesaggio
non più risate e mormorii
ma un attonito vociare di morte
portato dal vento come foglie di autunno.
All'orizzonte del gelido mattino
grigia è l'aria
e i pini ondeggiano sussurrando
la vergogna di quel che è stato
mentre lo sguardo, perso nel vuoto,
scorge lontano un bagliore di speranza
speranza di vita
speranza ormai vana.
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E venne giù,
a coprire una distesa infinita
di sogni, di suoni, di voci
ormai cancellati.
Silenziosi,
ma nella loro quiete
quei fiocchi, consapevoli,
richiamano il ricordo,
e par di udire nel muto paesaggio
non più risate e mormorii,
ma un attonito vociare di morte
portato dal vento come foglie di autunno.
All'orizzonte del gelido mattino
grigia è l'aria
e i pini ondeggiano sussurrando
la vergogna di quel che è stato
mentre lo sguardo, perso nel vuoto,
scorge lontano un bagliore di speranza
speranza di vita
speranza ormai vana.
Nadia Jones |
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Le
stelle della vergogna
E la luna pallida s'erge lontana
e illumina d'indifferente chiaror luoghi inabitati.
Nulla. Non un Segno dì vita perso nel buio.
Sol il vento par bisbigli silenzioso il pianto
di un bambino, soffocato singulto nella notte
vissuta nei campi.
Campi, ben diversi dai terreni dove ondeggian fiori
son campi dove si miete,
miete la vita, la speranza di coloro,
le cui mani, livide e graffiate s'alzano al cielo,
ad invocar quelle stelle,
che pria cucite sul petto delle vittime, ora,
splendono luminose nel manto nero.
Guarda le stelle.
Contale. Son sei milioni.
Claudia Sacco |
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Per
non dimenticare
regia: Prof.ssa Miriana Tramontina
testo: Sara Inglese
personaggi: Nonna Edith, Judy, Lisa, Duca, Strillone, Nazista, Maria, Duchessa, Marien,
Elisabeth, Edith
Judy: tra la la, tra!
Come siamo carine!
Lisa: il mio Puppi è piu bello!
Judy: tu sei solo un maschiaccio!
Lisa: adesso te lo rubo!
Judy: nonna, nonna Edith...
Nonna: cosa sta succedendo qui? Litigate? Litigate proprio in questo
giorno? Il 25 aprile? Quando l'Italia è stata liberata dall'occupazione nazista? Ma che
ne sapete voi di quello che hanno dovuto passare Marien ed Elisabeth!!!
Judy: e chi sono, nonna, Marien ed Elisabeth?
Lisa: dei e della loro cani come il mio Puppi?
Nonna: mmm... mi è venuta un'idea: vi racconterò una storia: la storia
di Marien ed Elisabeth e della loro amica ebrea...
Lisa e Judy: che bello, una storia!
Nonna: fatemi pensare... tutto incominciò nella Roma della fine
dell'anno 1939: una famiglia di nobili origini, il duca Carlo, la duchessa Clara e le due
figlie Elisabeth e Marien.
Duca: cara, come previsto la guerra è scoppiata, ma non facciamone
parola con le bambine.
Elisabeth: ma allora sono vere le voci di corridoio.
Duchessa: oh! tesoro quanto mi dispiace.
Duca: da padre a figlia mi raccomando non una parola con tua sorella.
Nonna: come ogni bella giornata di sole Marien stava passeggiando nel
parco. Era sola perché, al contrario di sua sorella, aveva un carattere tutto pepe
Lisa: pepata come noi nonna?
Nonna: molto di più!
Lisa e Judy: figurati come doveva essere!!
Nonna: continuiamo... dicevamo era sola ma non del tutto, in realtà ce
l'aveva una amica e che amica: la sua inseparabile spada che armeggiava come una vera
spadaccina.
Marien: oh che belle rose - ahi!
Edith: aspetta ti aiuto io
Marien: grazie. Io mi chiamo Marien.
Edith: io Edith
volevo dire
Gloria.
Nonna: fra le due ragazze nacque subito una forte amicizia che sembrava
indistruttibile e che neanche la morte avrebbe potuto spezzare. Trascorrevano intere ore
della loro vita giocando, chiacchierando, ballando, oramai erano diventate inseparabili,
solo un piccolo particolare incuriosiva Marien, alle 5 in punto ora per una scusa ora per
un'altra, Gloria scappava senza voltarsi indietro, come se un pericolo incombesse su di
lei, o chi sa quale minaccia la spaventasse.
Judy: perché scappava, nonna?
Lisa: perché, perché?
Nonna: lo capirete dopo.
Lisa e Judy : booh?
Nonna: basta, adesso torniamo ad Elisabeth, sapete, anche lei ha molte
amiche, se vogliamo definirle così
Elisabeth: scusami per il ritardo!
Maria: avanti quale scusa hai questa volta? E' da due ore che ti aspetto!
Elisabeth: ma non farne come al solito una tragedia greca, avrò fatto
ritardo solo di... solo di...
Maria: siii
Elisabeth: di un'ora e un quarto.
Maria: ma brava, comunque hai saputo la novità? Finalmente è arrivato
colui che rimanderà a casa quei sudici ebrei e colui si chiama Hilleccio, Hillecchill...
accidenti!
Elisabeth: vuoi dire Hitler?
Maria: proprio lui, finalmente respireremo aria italiana. Perché loro
sono diversi, diversi, diversi.
Elisabeth: e già, noi abbiamo due piedi, due braccia, due mani, aspetta
aspetta, loro hanno una sola cosa che noi non abbiamo: il cuore.
Maria: e cos'è il cuore? non dire stupidaggini, perché se mi trovo con
una pistola in mano e per caso, ripeto per caso trovo un ebreo
Nonna: pam! Gli sparo.
Judy: nonna, ma così tu ci farai prendere un infarto!!!
Lisa: non farlo mai più.
Elisabeth: sei una ragazza che non possiede che l'odio. A mai più
rivederci cara la mia amica.
Judy: nonna, a volte mi sembra di udire le loro voci.
zzzzzzzzzzzz
Lisa: nonna, sembra di sentirle anche a me.
zzzzzzzzzzzz
Lisa: no era solo una mosca.
Nonna: se non mi interrompete più, forse riuscirò a terminare questa
favola. Un giorno come tanti Marien stava aspettando Gloria, la solita ritardataria.
Lisa: come te?
Nonna: esattamente ... oh... come vi permettete.
Strillone: edizione straordinaria... scomparsi 700... no... 7000... no 1,
2, 3
Strillone e Marien : ma quanti zeri ci sono?
Marien: dia qui.
Strillone: ah! ah! ah! e il denaro?
Marien : voi strilloni siete tutti uguali. Gloria, Gloria, hai saputo la
novità?
Edith: Marien ascoltami, devo dirti una cosa importantissima, non posso
continuare a mentire ad un'amica cara come te. Conserva questo in mio ricordo. In realtà
sono un'ebrea... perdonami ti prego... io ti voglio bene!!!
Marien: aspetta. Non importa se sei ebrea, non importa se sei nera o
bianca, purtroppo siamo divise dal muro dell'odio che apparentemente sembra
indistruttibile, ma la nostra amicizia è molto più forte, separandoci il nemico
vincerà, ma restando unite il bene trionferà perché il bene è dalla nostra parte.
Nonna: le due ragazze erano legate da un'amicizia che era più forte
dell'odio nazista, e per sentirsi più vicine cantavano una canzone inventata da loro:
"Una terra per me!"
Judy: è quella che ci hai insegnato?
Judy e Lisa: cantiamola, è la nostra preferita.
(CANTO:UNA TERRA PER ME)
Nazista: addio!
Marien : noo!
Marien fa da scudo a Edith col proprio corpo, rimanendo uccisa sul colpo
Edith: maledetto!
Edith estrae la spada di Marien e con infinito dolore uccide il tedesco ogni attore pone
una pietra vicino a Marien, come simbolo di ricordo indistruttibile
Lisa: che storia triste!
Judy: non capisci niente! So perché ci hai raccontato questa storia:
perché dobbiamo capire che siamo tutti figli di uno stesso Padre!
Lisa: d'altronde vi immaginate un gelato ad un gusto solo?
Nonna: a nanna, ora!
Judy: buonanotte!
Lisa: buona notte nonna Edith... Edith ? Nonna, ora che ci penso tu hai
lo stesso nome della ragazza ebrea, non è che per caso ci stai nascondendo qualcosa?
Nonna: a nanna, ora!
Nonna Edith, una volta uscite di scena le nipoti, si inginocchia e prega accanto a Marien.
Questo va a significare il presente (nonna Edith), che si unisce al ricordo del passato
(Marien) e al futuro (il pregare per un mondo migliore e quindi senza guerre).
Sara Inglese |
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Muselmanner
Un giorno un uomo si presentò
innanzi a me
aveva il viso come il mio,
il cuore come il mio,
e su un braccio una pagina di storia.
Ma, "quale storia"?, mi domandavo;
forse quella riportata sui libri,
quella offuscata dal potere,
oppure il racconto vero di un fratello?
Ogni sua parola racchiudeva sofferenza
ogni suo sguardo un'immagine di morte
e fu allora che capii che era la storia
di un uomo non-uomo.
"Disse che veniva dal vento
da un vento che nome non ha
e di essere l'ultima di dodici milioni di foglie"
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La fame e il freddo
come compagni
l'odio e la paura...
Sempre avanti!!!
Lottare, attendere, marciare, soffrire
solo liberi: "di morire!!!".
Ricordi per lui, silenzio per tutti
dalla chiesa, ai governi,
alle case...
Agli inferni di mura
agli arbitri di destini,
questo è quello che penso di voi "Assassini!!!"
"Disse che veniva dal vento
ma quel vento adesso un nome ce l'ha
e il mio canto è la protesta
di chi vuole solo Verità!!!".
Anselmo Niglio |
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Diamo un
futuro alla memoria
C'era una volta, in un
piccolo paese della Germania Orientale, un ragazzo di nome Klaus che viveva professando
ideali di amore, pace e serenità. La sua vita era tutto questo e niente di più.
I suoi genitori lo avevano educato fin da piccolo ad amare ogni essere vivente, anche se
diverso per il colore della pelle, per le idee e il modo di credere in Dio.
Klaus pensava che ogni componente della sua famiglia avesse vissuto come lui, con le sue
stesse idee, ma si sbagliava e di molto.
Infatti un giorno venne a conoscenza di una atroce verità.
In una piovosa e fredda mattinata di ottobre mentre si trovava in una delle stanze della
casa della nonna, incominciò a rovistare in un vecchio baule che si trovava nell'angolo,
quasi abbandonato. Trovò cose che non si aspettava di trovare; vide una uniforme dai
colori militari, un casco nero e delle vecchie scarpe; fino a qui non c'era niente di
strano, niente di particolare. Ma ad un tratto intravide, tra una camicia sgualcita ed un
berretto di lana bucato, la croce svastica, la croce che aveva fatto tremare il mondo di
paura.
Non poteva credere ai suoi occhi, a ciò che stava vedendo. Gli sembrò quasi
un'allucinazione. Voleva far di tutto pur di sapere il significato di quegli oggetti;
perciò prese tutto, e frettolosamente corse dalla nonna che stava cucendo nella stranza
accanto. In un primo momento la nonna rimase muta, la sua bocca non emanava suoni
comprensibili, solo parole smorzate, tagliate... Solo più tardi incitata dal nipote,
incominciò a svelare verità misteriose.
"Ebbene ti dirò quello che vuoi sapere, ma sappi che mi sono tenuta tutto dentro per
tanti anni perché tua madre mi ha obbligato a non parlartene. Tuo nonno defunto, non è
stato come si è sempre creduto, un uomo sereno ed in pace con se stesso. Da giovane,
durante la seconda guerra mondiale, ha fatto parte delle S.S. ed ha sterminato la maggior
parte degli ebrei portati nel campo di concentramento di Auschwitz".
Un brivido lieve ma pungente attraversò il corpo del giovane Klaus: "Nonna, non puoi
dirmi questo... è uno scherzo, vero? Non ci credo... non è possibile. Ho conosciuto una
verità che non avrei mai voluto sapere; ma fu spinto da qualcuno, da qualcosa, a
commettere quelle atrocità?". La nonna, piegando la testa come se ad un tratto i
suoi anni le pesassero come macigni, rimase in un silenzio di tomba. Quegli anni che aveva
cercato di cancellare dalla sua mente, tornavano adesso prepotentemente quasi come se
quelle anime chiedessero vendetta, pietà, giustizia.
Klaus guardò sua nonna ancora una volta e gli sembrò una estranea, gli sembrava che
avesse perduto quella vitalità che l'aveva sorretta fino a quel momento; in punta di
piedi chiuse la porta e se ne tornò nella sua stanza, ma anch'essa ormai non gli
apparteneva più, tutto gli sembrava estraneo, aveva voglia di gridare il suo dolore, la
sua disperazione, perché si rendeva conto che quelle cose che aveva studiato e letto sui
libri di storia, adesso facevano parte di lui. Quante volte nel lggere quelle pagine aveva
provato ribrezzo, vergogna, pietà e adesso quegli avvenimenti passati, così remoti,
seppelliti nel tempo, rinascevano dalle ceneri di quei corpi straziati che ora vagavano
alla ricerca di giustizia. Klaus non ebbe la capacità di pensare a quello che poteva
essere successo; la sua mente fatta di pensieri innocenti ma importanti si indirizzò
verso quei duri anni di odio, guerra e violenza.
Incominciò
a immaginare le azioni atroci del nonno, alle sue vittime troncate da un desiderio:
cambiare il mondo nel peggiore dei modi.
La sua mente si annebbiò, non riuscì più a stare chiuso tra quelle quattro mura, non
capì più niente e scappò verso l'uscita che conduceva al giardino; voleva fuggire via
da tutti, non ascoltare più le voci che lo stavano sommergendo, voleva ritornare a
vivere, voleva la sua spensieratezza, voleva non aver mai saputo, voleva...
Nel pronunciare le parole "lager" e "Auschwitz", il petto gli si
stringeva trafitto da un dolore insopportabile.
Ad un tratto mentre tutto sembrava perduto alzò il capo e qualcosa attirò la sua
attenzione: era una luce abbagliante che rifletteva immagini di guerra, di annientamento,
di violenza, ma ad un tratto ci fu il nulla più assoluto, tutto scomparve e gli apparvero
simboli di pace, di felicità e serenità.
Asciugandosi gli occhi pensò: "Un domani queste brutture che ci portiamo dentro nel
cuore, saranno veramente sostituite da immagini di gioia e di pace che ci accompagneranno
per tutta la vita? Chissà..."
Ma lui da solo avrebbe potuto risolvere i problemi di tutto il mondo, enormi come il muro
che soffoca gli ideali e i sentimenti più importanti? Non si poteva recuperare niente del
passato? Mentre questi dubbi assillavano la sua mente, un barlume di speranza si
impossessò di lui, ce la poteva fare, poteva dare una svolta decisiva alla sorte umana
dando una memoria al futuro, ricordando alle future generazioni che il passato non si deve
dimenticare ma bisogna fare in modo che le azioni passate non si ripetano più. Un mondo
non violento e alla fine senza guerre non deve essere necessariamente una utopia.
Un ordine veramente nuovo è possibile mediante un cambiamento sia tra le nazioni. sia
all'interno di esse. Klaus alzando gli occhi al cielo si convinse che qualcosa si poteva
cambiare e ciò poteva essere realizzato con la partecipazione attenta, seria e
consapevole di ogni cittadino.
Con l'offerta di se stessi al lavoro e all'azione. Il ragazzo aveva capito che chi non
conosceva la storia passata e presente è condannato a ripetere gli stessi errori; tutto
questo servirà alle nuove generazioni per informare, per aiutare a conoscere, a
riflettere su varie situazioni, insomma a crescere.
Lo sforzo di tutti noi deve tendere verso un mondo più pulito, verso una società nuova,
verso il traguardo di una "nuova frontiera".
Al di là di questa frontiera si estenderanno i domini inesplorati della scienza e dello
spazio, dei problemi non risolti, della pace e della guerra, delle sacche dell'ignoranza e
dei pregiudizi non ancora domati, e le questioni lasciate senza risposta, della povertà e
degli sprechi. Klaus aveva imparato una nuova lezione: "Il mondo non avrebbe più
tremato solo se si poteva considerare il prossimo, non più nemici, ma uomini tra gli
uomini".
La storia continua ed ogni pagina sarà scritta dai componenti individuali, dalla
partecipazione che ognuno sarà in grado di dare, dalle responsabilità assunte, dal saper
vivere la vita in modo attivo, intelligente, con altruismo e da protagonista. La storia
non può essere raccontata come quella di un secolo fa, di un millennio fa o solo di
cinquanta anni fa. La storia di oggi diventerà STORIA.
Laura Carpinelli |
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Aspettando la
morte... a Mauthausen
Lo sterminio, la sofferenza
e quelle notti e quei giorni
passati senza ombre di luce e di vittorie.
Pochi secondi di vita e poi...
morire senza aver potuto provare
le gioie della vita
Bambini... senza tetto,
gettati in un vuoto senza confine,
in un forno, senza speranza.
Uomini, donne, ma che fare...
neanche un sospiro per poter parlare.
Aspettavano gli ebrei,
aspettavano i cristiani
tutto il mondo aspettava;
molti aspettavano la morte
per non soffrire più.
E poi...
non restava altro che attendere,
attendere tranquillamente la fine,
la fine di quella trucida miseria.
A noi, muti spettatori
di un'assurda pagina di storia,
quell'attesa fa ritornare in mente
lo spietato tormento
di quella voce innocente
a cui fu imposto il silenzio
Conserviamo la memoria
di cuori coraggiosi che hanno vinto la morte.
Stella Coppola |
Cara SS
ne è passato di tempo! 170000, questo
era il mio nome, e mi è rimasto impresso dentro, come un segno indelebile. Haftlinge,
numeri incisi sulle nostre pelli come si fa con le bestie. D'altro canto, cosa saremmo
diventati , noi, di lì a poco, se non scheletri ombrosi, dimentichi del nostro nome,
della nostra dignità, della nostra essenza, della vita?
Era notte quando arrivammo all'inferno, e avevamo sete, e in quella stanza grande e vuota
c'era il rubinetto che gocciolava e, sopra, un cartello e il divieto di bere.
Eravamo stanchi e non potemmo sederci.
Eravamo uomini e non potemmo vivere.
Al mattino la sveglia, la "colazione" e poi via, al lavoro, con un ritmo serrato
che era un reato interrompere, e i piedi avvolti nelle pezze sanguinavano e le ossa
cedevano al peso della ghisa che trasportavamo ed ognuno di noi, in quel mondo senza
tempo, cercava di capire quanto mancava al rancio e, poi, al ritorno al campo.
Ricordi? No! Non puoi ricordare! E' passato troppo tempo! E poi... e poi ne hai visti
tanti di "uomini" come me, ne hai torturati tanti, ne hai uccisi tanti.
Dopo tutto era il tuo mestiere.
Non puoi ricordarti di ognuna delle bestie cui tu, ogni giorno, permettevi di vivere per
un altro minuto, per un'altra ora.
Ne è passato di tempo! Ma è ancora tutto qui, nella mia mente: il rumore del rubinetto
che gocciolava, il sangue umido nelle scarpe, la sveglia al mattino e quella canzone che
accompagnava gli appelli.
Così, mentre tu ascoltavi Rosamunda, io cercavo il sole e Resnyk cercò la libertà.
SS, gli desti la libertà eterna.
Dopo tutto lui era solo un haftling.
170000
Patrizia
Passaro
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