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LA
PERSECUZIONE NAZISTA DEI TESTIMONI DI GEOVA |
Lo stesso anno dellascesa al potere di Adolf Hitler, vennero emanate
in Germania leggi regionali per proscrivere le attività dellIBV (Internationale
Bibelforscher Vereiningung = Associazione Internazionale degli Studenti Biblici, nome col
quale era allora nota lorganizzazione dei Testimoni di Geova) nei vari lander del
Reich. Ad esse fece seguito la legge nazionale del 1° aprile 1935 che vietava ai
Testimoni di pubblicare letteratura, tenere adunanze e predicare di casa in casa. Chi
infrangeva tali leggi era condannato alla custodia protettiva, che nel gergo
della Gestapo indicava la segregazione nei lager. Proprio in virtù di tali disposizioni i
Testimoni di Geova furono tra i primi a sperimentare la prigionia nei campi di
concentramento.Ma perchè tanto accanimento contro poche migliaia di persone note
esclusivamente per la loro opera di predicazione biblica? Secondo lex parlamentare
Francesco Albertini (deportato a Mauthausen) la ragione della loro persecuzione era nel
fatto che ...rifiutavano la guerra, il servizio militare e ogni forma di
violenza.(1) |
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E Hans Marsalek aggiunge: ...il rifiuto di prestare giuramento di
fedeltà a Hitler e il rifiuto di prestare qualsiasi servizio militare, conseguenza
politica della loro fede.(2) Dato che questi erano i presupposti su cui fondava la
società nazista, iniziò una gigantesca caccia alluomo per eliminare questi
pacifici obiettori al regime. La repressione si intensificò nel maggio del 37,
quando la Polizia Segreta di Stato (Gestapo) diramò lordine di arrestare qualsiasi
persona che in qualsiasi modo avesse promosso le attività dellIBV.(3)
Furono arrestati migliaia di uomini e donne; i loro figli furono rinchiusi in case
di rieducazione onde venissero indottrinati nellideologia hitleriana. A questa
caccia alluomo partecipò anche la Chiesa. Guenter Lewy afferma: Quando la
setta dei Testimoni di Geova fu soppressa in Baviera, la Chiesa accettò persino il
compito assegnatole dal ministero dellEducazione e del Culto di denunciare qualsiasi
membro della setta che continuasse a praticare la religione proibita.(4) Ma questo
non era che linizio.
Allo scoppio della guerra speciali commissioni visitarono i lager per reclutare chiunque
fosse idoneo per lesercito. Quando toccava ai Testimoni, il loro rifiuto di
imbracciare le armi segnava anche la loro condanna a morte, che veniva eseguita per
fucilazione o, più spesso, per decapitazione.Wolfgang Szepanski (detenuto a Sachsenhausen
dal 39 al 45) riferisce che verso la fine del 1941 ...furono fucilati 3
Testimoni alla presenza di tutti i detenuti. Per lesecuzione fu appositamente eretto
un muro per fermare i proiettili. Fu ancora una volta chiesto loro di sottoscrivere la
mobilitazione ma essi rifiutarono di aderire e di diventare soldati. Anche se questo
significò la loro morte fu anche una sconfitta per le SS.(5) Lo stesso Hitler, dopo
aver detto che bisognava far morire di fame chi rifiutava il servizio militare, si vantò:
Ho dato prova di una grande clemenza nel non sottoporre al supplizio della fame e
facendo passare per le armi alcuni sedicenti Testimoni di Geova, 130 in
tutto.(6)
Stessa sorte toccò alle donne quando, per sostenere lo sforzo bellico, furono richieste
prigioniere dei lager per lavorare nelle fabbriche di armi. Margarete Buber, dopo aver
narrato di un colloquio avuto nel campo di Ravensbruck con una quindicina di Testimoni
rinchiuse nella cella di punizione per essersi rifiutate di cucire divise militari,
scrive: Scappai via con un groppo alla gola. Quello stesso giorno le donne salirono
sullautocarro del carcere, che le condusse fuori dal campo. Di lì a poco le divise
con i loro numeri di matricola e il triangolo viola (che nei lager distingueva i Testimoni
dalle altre categorie di prigionieri, vedi foto n.1) ricomparvero nel magazzino del
vestiario. Le avevano giustiziate per renitenza al lavoro.(7) Ed Edmondo Marcucci
riporta: Le più coraggiose avevano la fede dei martiri, ed erano le Testimoni di
Geova. Queste, salde nella loro obiezione di coscienza, rifiutavano di lavorare ed anche
di recarsi agli appelli. Perciò venivano punite a bastonate o uccise. Una di esse,
giovane e molto bella, morì dopo 50 colpi.(8)
Se non venivano giustiziati i Testimoni erano trattati con la stessa crudeltà riservata
agli ebrei. Eugene Kogon, prigioniero a Buchenwald, narra: A Pentecoste tutti i
Testimoni di Geova furono radunati nel luogo dellappello. Fu loro pronunciato un
discorso, e seguì un faticoso periodo di faticose esercitazioni. Per unora e un
quarto gli infelici dovettero ruzzolare, saltare, strisciare e correre aiutati dagli
stivali delle guardie del campo.(9)
Lo storico Detlef Garbe commenta: I Testimoni di Geova venivano puniti con un getto
dacqua gelide nella regione del cuore fino a che non morivano oppure venivano
lasciati bagnati fradici al gelo fino a quando non sopraggiungeva il
congelamento.(10) Maria Montuoro, deportata a Ravensbruck, rammenta un episodio che
ebbe per protagoniste le Testimoni: Ne vidi un giorno quattro nel nostro campo di
Ravensbruck con la testa eretta, gli occhi chiusi. Sembravano cieche, sorde, paralitiche,
idoli inaccessibili. |
Alcuni dei
campi di concentramento in cui furono rinchiusi i Testimoni di Geova
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UnAusiliaria punzecchiava i loro corpi con la punta del suo bastone
ferrato, spingeva verso di loro un grosso cane lupo per spaventarle, le picchiava
ferocemente sul viso e sulla schiena senza che le donne facessero il benchè minimo
movimento di difesa. Assistevamo piene di orrore e di ammirazione a quel sacrificio
inutile e sublime.(11) E unaltra prigioniera dello stesso campo, Lidia
Beccaria Rolfi, ricorda: Un centinaio di Testimoni di Geova, che rifiutavano
di lavorare per lindustria bellica, sono punite con venticinque colpi di bastone e
trasferite in cella senza acqua né cibo.(12) |
Ciò che ha reso unico il caso dei Testimoni di Geova è il fatto che, a
differenza di tutti gli altri deportati la cui unica speranza di lasciare i lager era
attraverso la fuga o i camini dei forni crematori, solo a loro era offerta la possibilità
di tornare liberi in qualsiasi momento avessero voluto. Esisteva a tale scopo uno
specifico modulo in cui il sottoscrivente dichiarava di dissociarsi dallIBV, bastava
una semplice firma e si veniva liberati. (vedi foto n.2) Hans Marsalek spiega: Fu
offerta più volte ai Testimoni di Geova la possibilità di riconquistare la liberà
dietro abiura della loro fede. Solo pochi si avvalsero di questa possibilità, comè
dimostrato dal fatto che dal 29 settembre 1939 al 20 aprile 1944 vennero rilasciati dal
campo di concentramento di Mauthausen solamente 6 cercatori di Dio
(Bibelforscher).(13) E lo scrittore ed ex deportato Vincenzo Pappalettera conferma:
Diversamente da tutti gli altri deportati, potevanio interrompere la loro prigionia
purchè sottoscrivessero il rinnegamento della loro fede, cosa che non fecero se non in
rare eccezioni. Preferirono soffrire freddo, fame ed epidemie che li portarono alla morte.
Sono perciò martiri da venerare.(14)
Nei campi, benchè costituissero una minoranza, i Testimoni erano ben noti per la loro
eccellente condotta e per il loro spirito altruista. Tale lodevole atteggiamento è
ricordato da molti dei loro compagni di prigionia. Ad esempio, Bruno Bettelheim, psicologo
e sociologo di fama mondiale che fu rinchiuso prima a Dachau e poi a Buchenwald, ha
scritto: Essi risentivano le conseguenze dellinternamento meno degli altri
gruppi e riuscrirono a conservare la propria integrità: Dimostrarono una non comune
dignità umana e un elevatissimo comportamento morale. Erano compagni esemplari,
servizievoli, corretti e fidati; i soli prigionieri che non offendessero o maltrattassero
i compagni, verso i quali, anzi, erano di solito molto gentili.(15) Vincenzo
Pappalettera ha dichiarato: E noto a tutti i deportati che i Testimoni di
Geova erano affabili, buoni, onesti e che nessuno di loro si trasformò in kapò per
sopravvivere.(16) E Francesco Albertini ha riportato: Il loro comportamento
nei confronti degli altri deportati è stato ineccepibbile e nella maggior parte dei casi
improntato ai princìpi della massima solidarietà, per cui si privavano magari del pane
per darlo ad un altro.(17)
Essi furono persino disposti a dividere le loro già misere razioni di cibo con gli ebrei,
il cui destino erano le camere a gas. Rita Thalmann ha scritto: I Testimoni di Geova
furono particolarmente daiuto agli ebrei con cui divisero anche le razioni di
pane.(18) E Sally Grubman, insegnante ebrea deportata ad Auschwitz, narra: Ho
visto gente diventare molto, molto buona e gente diventare assolutamente cattiva. Il
gruppo migliore era quello dei Testimoni di Geova. Mi tolgo il cappello davanti a quella
gente. Erano nati martiri. Fecero cose meravigliose per il prossimo. Aiutarono i malati,
divisero il pane e diedero a tutti quelli che erano loro vicini conforto
spirituale.(19)
Anche i loro aguzzini li apprezzavano per la coerenza ai princìpi cristiani. Negli ultimi
anni di guerra affidarono loro incarichi di responsabilità allinterno ed
allesterno dei lager. Lo storico Alberto Berti riferisce che quando arrivò a
Buchenwald vide i Testimoni andare al lavoro allufficio postale della stazione
(che si trovava fuori dal campo) per loro conto, senza scorta.(20) Ed il Direttore
del Museo di Auschwitz, il dott. Jerzy Wroblewski, ha dichiarato che nel campo i
Testimoni di Geova erano utilizzati in compiti che richiedevano fidatezza, come quello di
portaordini o di camerieri\e nelle case delle SS. A tal proposito ricevevano degli
speciali documenti che gli consentivano assoluta libertà di movimento dentro e fuori del
campo.(21)
Il comandante di Auschwitz, Rudolf Hoss, annotò nel diario che scrisse poco prima di
essere giustiziato per i crimini commessi: I Testimoni erano individui tranquilli,
diligenti e socievoli, sia gli uomini sia le donne, e sempre pronti ad aiutare il
prossimo. Il loro fraterno amore reciproco era commovente; si preoccupavano luno
dellaltro e si prestavano tutto laiuto possibile. E nel descrivere
lesecuzione di due di loro che si erano rifiutati di indossare la divisa militare
riportò: Così immaginai dovessero essere i primi cristiani martiri, condotti nelle
arene per essere dilaniati dalle belve.(22) Persino il capo delle SS, Heinrich
Himmler, aveva di loro unalta opinione. In una lettera a Kaltenbrunner scrisse:
Fra le cose positive dei Testimoni di Geova vi è il fatto che non compiono il
servizio militare nè lavorano per la guerra. Non bevono nè fumano. Sono persone
laboriose e sincere. Non aspirano alla ricchezza. Dovrebbero predicare al popolo per
trasmettere le loro idee pacifiste.(23)
Nonostante tutto limpegno profuso dal regime di Hitler per sterminarli i Testimoni
sopravvissero. Secondo le più recenti statistiche circa 20.000 dei 30.000 Testimoni di
Geova allora presenti nei paesi che vennero a trovarsi sotto legemonia del III Reich
finirono nei campi di concentramento o nelle prigioni naziste; la metà dessi perì
durante la prigionia.
Nel descrivere il risultato ottenuto dai Testimoni di Geova con la loro resistenza
pacifica al Nazismo la sociologa Anna Pawelczynska ha spiegato: Quel gruppetto di
detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il
nazismo.(24) E la dott. Christine E. King ha fatto questa valutazione:
Soltanto contro i Testimoni il governo non ebbe successo poichè, anche se ne aveva
uccisi migliaia, la loro opera di predicazione proseguì e nel maggio del 1945 il
movimento dei Testimoni di Geova era ancora in vita, mentre il nazionalsocialismo no. Il
numero dei Testimoni era aumentato e non si era fatto nessun compromesso. Il movimento
aveva ora altri martiri e aveva vinto unaltra battaglia nella guerra di Geova
Dio.(25)
Tratto
dal libro "FRA MARTIRIO E RESISTENZA. La persecuzione nazista e
fascista dei Testimoni di Geova" di Matteo Pierro. Edizioni Actac,
2001.
Usato con il permesso dell'editore.
Info:http://www.vecchilibri.net/matteopierro.htm |
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Note
1 - Lettera del 18 maggio 1994
2 - Dal libro “Mauthausen” di Hans Marsalek, Ed. La Pietra, p. 199.
3 - Lettera del 19 maggio 1937, n. 49790\37, per cortesia del KZ
Gedenkstatte Dachau.
4 - Dal libro “I Nazisti e la Chiesa” di Guenter Lewy, Ed. Il
Saggiatore, Milano, 1965, p.70.
5 - Lettera del 3 ottobre 1994.
6 - Discorso del 7 giugno 1942, tratto dal libro “Idee sul destino del
Mondo”, Ed. AR, Padova, 1980, p. 452.
7 - Dal libro “Prigioniera di Stalin e Hitler” di Margarete
Buber-Neumann, Ed. Il Mulino, Bologna, 1994, p.272.
:8 - Dall’opuscolo “Ravensbruck: Pace al mondo” di Edmondo Marcucci,
Ed. ALI, Firenze, 1960, p.9.
9 - Dal libro “The theory and practice of Hell” (La teoria e la
pratica dell’Inferno) di Eugene Kogon, Ed. Secker & Warburg, Londra,
1950, p.42.
10 - Lettera del 29 settembre 1994.
11 - Opuscolo “Ravensbruck” cit., p.9.
12 - Dal libro “Le donne di Ravensbruck” di Lidia Beccaria Rolfi e
Anna Maria Bruzzone, Ed. Einaudi, Torino, 1978, p.17.
13 - Libro “Mauthausen” cit., p.200.
14 - Lettera dell’aprile 1993.
15 - Dal libro “Il cuore vigile” di Bruno Bettelheim, Ed. Adelphi,
MIlano, 1988, p.35, 140, 141.
16 - Lettera del 19 novembre 1992.
17 - Lettera del 18 maggio 1994.
18 - Dal libro “Crystal Night” (La notte dei cristalli) di Rita
Thalmann & Emmanuel Feinermann, Ed. Coward, McCann & Geoghegan,
New York, 1974, p.127.
19 -Dal libro “Voices from the Holocaust” (Voci dall’Olocausto) di
Sylvia Rothchild, Ed. NAL Books, New York, 1981, p.247.
20 - Lettera del 17 gennaio 1995.
21 - Lettera del 7 marzo 1994.
22 - Dal libro “Comandante ad Auschwitz” di Rudolf Hoss, Ed. Einaudi,
Torino, 1985, p.70, 71.
23 - Lettera del 21 luglio 1944, n.5590\44, per cortesia KZ Gedenkstatte
Dachau.
24 - Dal libro “Values and Violence in Auschwitz” (Valori e Violenza
ad Auschwitz) di Anna Pawelczynska, Ed. University of California Press,
Los Angeles, 1979, p.88.
25 - Dal libro “The Nazi State and the new religions: five case studies
in non-conformity” (Lo Stato Nazista e le nuove religioni: studi su
cinque casi di anticonformismo) di Christine Elizabeth King, Ed. The Edwin
Mellen Press, New York, 1984, p.179. |
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